Ripartire dagli Interni significa prima di tutto sottrarsi all’educazione alla forma come fine e tornare ad interrogarsi sui fattori fondativi dello spazio, non solo in termini di elaborazione teorica astratta ma anche e soprattutto in funzione di una messa a sistema dei fattori teorici con il complesso dei fattori fisici, costruttivi, materiali, sensibili dell’architettura. Attraverso l’esperienza degli Interni infatti si misura il controllo della luce, si misurano gli “effetti” come prodotto poetico di fattori oggettivi come quantità, posizioni, proporzioni, proprietà sensibili dei materiali. Si mette alla prova, e si misura ancora, il territorio complesso dell’abitare inteso nel senso più vasto e comprensivo dell’occupare lo spazio modificandolo con la propria presenza e quella delle proprie azioni. E’ la dimensione della misura ciò che rende specificamente formativa l’Architettura degli Interni, in quanto richiede una sorveglianza continua sul valore di scelte che hanno e devono avere ricadute intellettuali, emotive, percettive se non sociali e politiche (questa sì sembra una dimensione persa dal pensiero architettonico) ma che si attuano ineludibilmente attraverso la concertazione di fattori commensurabili. Per non lasciare spazio ad un mercato della formazione che alimenta la riduzione culturale della disciplina alla pratica dell’arredamento o del design dell’oggetto è necessario recuperare consapevolezza al ruolo dell’architettura degli interni nello spazio pubblico che, come segnalava De Giorgi ancora vent’anni fa, “si è impoverito di contenuti (...) perdendo ricchezza nell’articolazione dell’edificio collettivo ma facendo (...) progressi nell’architettura dei trasporti”. (Abitare 316, 1993) Far uscire dunque l’architettura degli Interni dall’angolo di un inesistente e ingiustificato “specialismo”, della malintesa marginalità di una dimensione privata, particolare e perciò stesso non universale, recuperando invece la dimensione pubblica dei grandi spazi della mobilità, degli spazi urbani. Ripartire allora dagli Interni come palestra per l’educazione alla misura; ripartire dagli Interni come educazione allo spazio e come educazione ai perché che lo generano. Ripartire dagli Interni per disinnescare la centralità del gesto architettonico come produttore di forma in favore di quella delle azioni come generatrici di spazio.

Dalla forma allo spazio. Ripartire dagli interni / Lambertucci, Filippo. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 138-141.

Dalla forma allo spazio. Ripartire dagli interni

LAMBERTUCCI, FILIPPO
2015

Abstract

Ripartire dagli Interni significa prima di tutto sottrarsi all’educazione alla forma come fine e tornare ad interrogarsi sui fattori fondativi dello spazio, non solo in termini di elaborazione teorica astratta ma anche e soprattutto in funzione di una messa a sistema dei fattori teorici con il complesso dei fattori fisici, costruttivi, materiali, sensibili dell’architettura. Attraverso l’esperienza degli Interni infatti si misura il controllo della luce, si misurano gli “effetti” come prodotto poetico di fattori oggettivi come quantità, posizioni, proporzioni, proprietà sensibili dei materiali. Si mette alla prova, e si misura ancora, il territorio complesso dell’abitare inteso nel senso più vasto e comprensivo dell’occupare lo spazio modificandolo con la propria presenza e quella delle proprie azioni. E’ la dimensione della misura ciò che rende specificamente formativa l’Architettura degli Interni, in quanto richiede una sorveglianza continua sul valore di scelte che hanno e devono avere ricadute intellettuali, emotive, percettive se non sociali e politiche (questa sì sembra una dimensione persa dal pensiero architettonico) ma che si attuano ineludibilmente attraverso la concertazione di fattori commensurabili. Per non lasciare spazio ad un mercato della formazione che alimenta la riduzione culturale della disciplina alla pratica dell’arredamento o del design dell’oggetto è necessario recuperare consapevolezza al ruolo dell’architettura degli interni nello spazio pubblico che, come segnalava De Giorgi ancora vent’anni fa, “si è impoverito di contenuti (...) perdendo ricchezza nell’articolazione dell’edificio collettivo ma facendo (...) progressi nell’architettura dei trasporti”. (Abitare 316, 1993) Far uscire dunque l’architettura degli Interni dall’angolo di un inesistente e ingiustificato “specialismo”, della malintesa marginalità di una dimensione privata, particolare e perciò stesso non universale, recuperando invece la dimensione pubblica dei grandi spazi della mobilità, degli spazi urbani. Ripartire allora dagli Interni come palestra per l’educazione alla misura; ripartire dagli Interni come educazione allo spazio e come educazione ai perché che lo generano. Ripartire dagli Interni per disinnescare la centralità del gesto architettonico come produttore di forma in favore di quella delle azioni come generatrici di spazio.
2015
La formazione dell'architetto. Problemi e prospettive ProArch Associazione nazionale dei docenti di progettazione architettonica icar 14/15/16
9788890905438
spazio; forma; misura
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Dalla forma allo spazio. Ripartire dagli interni / Lambertucci, Filippo. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 138-141.
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